Your blue velvet by Patrizia Valentini

Your blue velvet by Patrizia Valentini

autore:Patrizia Valentini [Valentini, Patrizia]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Erotica, General
ISBN: 9788869360879
Google: EDFnDQAAQBAJ
editore: Eroscultura.com
pubblicato: 2016-10-29T04:47:39+00:00


Purple rain

Piove a dirotto. Mi arriva il rumore come se mi fossi risvegliata all’aria aperta, vicino a una cascata.

No, stamattina la pioggia no!

Fisso il display dell’orologio sullo smartphone, gli occhi ancora semichiusi, le ciglia appiccicate come ragnatele.

I numeri mi appaiono più grandi, quei numeri sono qualcosa di concreto e di vivo, insetti che scivolano fastidiosi sulla pelle. Attirati dalla luce e che non vogliono saperne di volare via. Peggio di quando suona la sveglia.

Devo uscire tra poco meno di un’ora.

Forse smetterà di piovere.

La mano scosta la tendina dalla finestra: il cielo è blu scuro tendente al viola come un enorme livido, l’acqua che scende fa un rumore sinistro, pare mi voglia dire: “Vieni…vieni fuori, se hai coraggio!”

Un tuono mi sconquassa i timpani, mentre un antifurto si sgola rauco poco lontano.

Accendo la radio.

Forse smetterà di piovere. Devo uscire tra poco meno di un’ora.

Me lo ripeto, lentamente, come una cantilenante preghiera mattutina.

Mando giù un caffè. Dolcissimo, pieno di zucchero di canna.

Penso a come vestirmi.

Dunque: vorrei mettere gli stivali neri con la lampo a lato. Però l’ultima volta che pioveva mi sono accorta che entrava l’acqua da qualche parte ignota delle suole, meglio prendere quegli altri scamosciati, sono meno fichi ma, almeno, non mi bagno.

Comoda, tanto mi devo vestire comoda: scelgo i leggings che si sfilano in un attimo e la maglia con scollatura obliqua.

È impilata proprio in fondo, e ci metto un po’ prima di trovarla nell’armadio.

Mentre la infilo, lasciando che la testa mi sgusci fuori dal maglione, un tuono mi accoglie festoso.

Corro ad alzare il volume della radio.

Devo uscire tra un po’. Magari smetterà di piovere. Ancora la preghiera di questa mattina.

“Salve!”

All’entrata non c’è il portiere che conosco. Quello stempiato, con gli occhi piccoli come puntine da disegno, che pare che dei bambini gli abbiano disegnato la faccia.

“Salgo al terzo piano!”

L’ombrello gocciolante che tengo stretto in mano mi fa apparire come una disperata alla ricerca di un riparo.

C’è silenzio oggi per le scale, non il solito brusio e il consueto vago saliscendi.

Forse sono un po’ in ritardo.

“Finalmente… sei in ritardo, oggi!”

Infatti, lo dicevo io che ero in ritardo!

Per fortuna, ho messo tutte cose comode, facili da togliere.

C’è il solito attaccapanni di metallo dove lascio dondolare tutto. Gli abiti ancora intrisi del calore della mia pelle.

“Pronta?”

Prendo dalla sacca l’accappatoio e lascio che mi ricopra, lo spogliatoio è freddo, e mi è venuta la pelle d’oca.

Mi guardo i piedi: forse ho fatto male a mettere questo smalto azzurro fluorescente.

Credo che comunque non ci farà caso nessuno.

Entro nella stanza e l’aria mi sembra più calda, sarà il respiro dei presenti che crea questa cappa accogliente.

In effetti oggi mi sembrano molti di più, rispetto alle volte passate. Li passo velocemente in rassegna. Più uomini… no, più donne… o forse, in parità.

Il loro fiato mi scalda e anche gli sguardi che mi gettano addosso.

Una tipa, con una massa di capelli ricci crespi, mi guarda i piedi. Lo smalto forse da un po’ troppo nell’occhio, ma anche i suoi capelli del resto.

Mi stendo sulla pedana… mentre il mio accappatoio ha già preso il volo.



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